"..... Credo che Giancarlo sia diventato negli anni il simbolo stesso dell'attaccamento del guerriero alla sua cittą, ma anche la sua bandiera,come un moderno spadaccino si sacrifica e lotta per la propria compagine.
L'incidente che subi'in carriera lo ha consacrato indubbiamente paladino, amato e mai messo in discussione dalla volubile tifoseria viola, tifoseria che e'in grado di odiare, quanto e'capace di amare i propri idoli.
Antognoni e'perfetto nel suo ruolo di manager, perche'non e'il manager irraggiungibile e scontroso, ma e'uno della gente, sempre sorridente e disponibile ad una parola, rivolta sia al procuratore di Batistuta o al pizzicagnolo di Piazza Del Carmine.
Lui e' - se vogliamo dirlo- l'altra faccia'della notorieta'e del successo, quella piu'umana e vera.
Uomo (nonostante tutto) con i pregi ed i difetti di tutti gli uomini chiamati a ricoprire cariche decisionali.
Un ricordo limpido che mi viene in mente pensando a Giancarlo? Io ci avro'scambiato in tutto sette parole, ma mi piace ricordare il suo sguardo, sempre un po'stranito, con l'espressione ingenua da buono.
In quell'espressione la gente ci ha investito in termini di fiducia e Cecchi Gori ha visto giusto nell'affidargli quel ruolo da dirigente che (una societa'di calcio cosi'complessa come quella della Fiorentina) merita."
MASSIMO MARTINI