Parte il campionato,
battuta la Sampdoria, la Fiorentina viene sconfitta a
Roma dalla Lazio e quindi,è il 15 ottobre del 1972, debutta
Antognoni a
Verona
dove i viola vincono per due a uno. Per la storia questa
è la formazione che Giancarlo non dimenticherà mai con
quei compagni che lo presero per mano com'è giusto e
logico ,ma non prescritto, per favorire il suo esordio
positivo : Arbitro Casarin ,lo stesso del grave
infortunio patito in Fiorentina Genova (campionato
1981-82) a Firenze .
Superchi, Galdiolo, Longoni, Scala, Brizi, Orlandini,
Perego, ANTOGNONI, Clerici,
Merlo, Sormani. Reti : Mascalaito (autorete) Clerici,
Zigoni .
Nel campionato Giancarlo Antognoni segnerà due reti, la
prima contro il Cagliari,di cui parleremo più avanti, la
seconda al Palermo,il 18 febbraio del 1973 : nella
formazione viene schierato all'ala destra con Merlo
interno al suo fianco e capitan De Sisti mezzo sinistro
(la fatidica maglia numero dieci).Al centro dell'attacco
il solito bravissimo Clerici. Bilancio soddisfacente
perchè fa registrare ben venti presenze con i suoi
diciottanni e in una formazione ricca di centrocampisti
centrali e di fascia numerosi, di fama e di buona
qualità.
Comunque sotto
l'aspetto tattico bisogna rilevare che Antognoni ha
beneficiato di un grande "maestro": quel
Liedholm che pur avendo intuito l'esattezza del ruolo gli
insegna a stare in campo facendolo giuocare
prevalentemente sulla fascia destra ( numero 7 o 8) con
grandi protezioni sia dietro ( Galdiolo -Scala) che
accanto ( Merlo-De Sisti) con le aggiunte di un Roggi,
Caso, Desolati giovani emergenti o dei "vecchi
" Sormani e Clerici. Per non parlare di Brizi , uno
dei più grandi liberi nella storia moderna della
Fiorentina.
Non staremo a seguire passo passo i campionati di
Giancarlo Antognoni, ma ci soffermeremo piuttosto nei
momenti in cui ,nel bene e nel male, la sua carriera ha
offerto e sofferto spunti per la identificazione precisa
di un grande personaggio e del perchè non ha raccolto
sul piano personale quel prestigio che altri hanno avuto
pur essendo inferiori a lui sul piano tecnico e del
rendimento.
Sembra che il tempo, ora che fa il dirigente, gli renda
giustizia : come sempre accade se è vero che il tempo,
appunto, è galantuomo.
I viola, in un campionato senza tanti clamori, proprio
perchè come previsto dallo stesso Liedholm, fortemente
sperimentale , giocano ,vanno,vengono i giovani in
squadra,ci sono momenti di grande spettacolo grazie agli
apporti estetici di alcuni, tra
i quali, appunto primeggia Antognoni .
Era una squadra destinata a qualche ritocco per tornare a
primeggiare in funzione di uno scudetto possibile e
Liddas sembrava uomo adatto anche perchè vincente per
impostazione.
Ha sempre sostenuto che in "provincia" meglio
un secondo posto che un primo perchè non si perde la
testa : vincere è programmazione, non occasione. E per
questo tipo di programmazione sembrava l'uomo adatto, il
più adatto in quel momento. Non sappiamo che cosa
accadde, si parlò di provincialismo
che si smarrì di fronte alle pretese di Liedholm, cioè
a dire non si ebbe il coraggio della spesa.
Andandosene Liedholm , il presidente Ugolini perse l'uomo
che avrebbe potuto dargli lo scudetto?
Forse, ma non lo sapremo mai, controprove non sono
possibili. Si disse di tutto : Liedholm frenava il
giuoco, il suo tatticismo era esasperato e soffocante per
le stesse spettacolarità di uomini come Merlo,
Antognoni, Caso, Roggi e così via. La grande stampa
scriveva "immaturità" a livello generale, ma
erano le stesse cose di cui aveva parlato Liedholm
prendendo l'incarico.
C'era bisogno di programmare e di sperimentare per
crescere. Una fretta tipica di una provincia che aveva
vinto di recente uno scudetto e che aveva ,appunto,fretta
di ripetersi, cosa che non si addice neanche alle
società di grande esperienza per le vittorie consolidate
nel tempo.
Un rapporto che si incrina nel momento in cui la crescita
è in atto rischia di rompere il proprio processo di
evoluzione ,che è pur sempre un fatto delicato Liedholm
dunque se ne va, abbiamo riferito su quelle situazioni
per cogliere un aspetto importante della "vita
calcistica" di Antognoni spesso a confronto con
coincidenze sfortunate : un grande maestro perduto
proprio nel "primo anno di scuola":
il cambio di mano c'è e non sempre è formativo anche se
si profila una figura emergente di un grande tecnico come
quella di Gigi Radice.
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